Che cos’è? Come si presenta? Quali sono le cause? Quali sono le cure?
La vitiligine è un dermatosi cronica, non contagiosa, caratterizzata da un disordine della pigmentazione che colpisce l’epidermide, avanza lentamente e in modo progressivo. Si manifesta con chiazze ipocromiche a margini netti, di solito sono disposte simmetricamente, possono comparire in qualsiasi parte del corpo ma solitamente si localizzano al volto e alle mani. La loro insorgenza è indipendente dal sesso e dal colore della pelle delle persone colpite. La vitiligine colpisce l’1% della popolazione mondiale. L’incidenza sarebbe più alta nelle persone con fototipo scuro e nelle donne, anche se non è una certezza assoluta. La fascia di età maggiormente colpita è quella tra 25 e 45 anni, ma a volte è riscontrabile anche nella primissima infanzia.
La vitiligine ha spesso un incidenza familiare come si evince da alcuni studi fatti qualche tempo fa. L’origine di questa dermatosi è imputabile a un difetto genetico che coinvolge anche il sistema immunitario, sul quale possono interagire numerose concause esterne come stress psicofisico, traumi fisici e psicologici che modulano in senso positivo o negativo l’andamento della vitiligine.
La vitiligine è il risultato di un’azione patogena sui melanociti (cellule deputate alla formazione della melanina) che ne determina la perdita di funzionalità. I melanociti non producono più la melanina e questo provoca le macchie bianche sulla pelle.
Nel corso del tempo sono state proposte alcune teorie a riguardo:
- L’ipotesi neurogena: le persone con vitiligine segmentaria presentano alcune caratteristiche ovvero l’affezione tende a rimanere localizzata e mostra una scarsa risposta alla PUVA terapia rispetto alle altre varianti. La PUVA terapia è basata sull’assunzione di psoraleni per via orale e dopo qualche ora ci si espone ai raggi UVA, il rischio maggiore della PUVA terapia è lo sviluppo di carcinomi spinocellulari e la struttura della cute viene danneggiata;
- La teoria autoimmune: si basa sulla frequente associazione della vitiligine ad altre malattie autoimmunologiche. Nella vitiligine sono stati reperiti vari anticorpi, fra cui autoanticorpi antimelanociti e alterazioni linfocitarie, pare che i melanociti attaccati dagli anticorpi smetterebbero di produrre melanina;
- La teoria autocitossica: vuole che i melanociti si autodistruggano per un difetto di un meccanismo protettivo naturale.
Nella vitiligine le macule o chiazze ipomelanotiche o melaniche si presentano in regioni fotoesposte (mani, collo e decollete) in maniera simmetrica. Le chiazze hanno forma ovale e talvolta su di essa si forma un alone eritematoso con possibili piccole aree circoscritte pigmentate. La vitiligine tende a una progressione graduale e talvolta si assiste ad una spontanea repigmentazione delle zone, nelle aree fotoesposte nelle persone giovani attraverso un’ intensa esposizione alla luce.
La vitiligine viene classificata sulla base di due criteri: l’estensione della malattia e la topografia delle aree coinvolte. Quindi troviamo i seguenti quadri:
- Generalizzata: macchie o chiazze simmetriche disposte casualmente sulla maggior parte del corpo;
- Acrofaciale/acrale: le chiazze si evidenziano alle estremità ( mani e piedi) con o senza coinvolgimento del viso;
- focale/localizzata: macchie o chiazze confinate in una o due regioni del corpo;
- segmentale: le chiazze sono ristrette e vengono rinvenute su una sola parte del corpo e costituisce il 16,1% di tutti i casi e si differenzia dalle altre forme per molte caratteristiche tra le quali la scarsa risposta alle comuni terapie, una più bassa età di insorgenza, la rarità del fenomeno Koebner e una minore associazione con malattie autoimmunitarie.
Adesso vediamo le terapie mediche più usate e le mie considerazioni finali:
la terapia delle acromie, in questo caso della vitiligine, è volta alla stimolazione dei melanociti perilesionali perché questi possano ripopolare le aree lese. Poi è la volta della terapia che prevede l’impiego di un’apparecchiatura per la microfototerapia mirata in grado di colpire una ristrettissima zona cutanea. L’irradiazione può essere sia continua che pulsata con stimolazioni di pochi secondi ripetute per la durata necessaria in ogni singolo caso. La microirradiazione a banda stretta UVB non oltrepassa l’ultimo strato dell’epidermide e pertanto non può essere causa di photoaging (invecchiamento cutaneo), inevitabile con l’irradiazione UVA che, invece, oltrepassando tutti gli strati dell’epidermide, penetra fino al derma danneggiandone la struttura.
TRATTAMENTO COSMETOLOGICO
Tra i vari studi cosmetologici per la cura della vitiligine è emerso che l’impiego di alcune sostanze quali la tirosina che aumentando la biodisponibilità dei precursori dovrebbe permettere una migliore e rapida sintesi della melanina. L’obiettivo è sempre quello di stimolare i melanociti a produrre melanina.
CONSIDERAZIONI FINALI:
La vitiligine sicuramente è una dermatosi difficile da accettare e tutte le persone che ho conosciuto con questa affezione sono costantemente alla ricerca della cura miracolosa che non c’è. Alcune di queste cure le trovo anche pericolose perché stimolare la produzione di melanina con i raggi UV danneggia la struttura della pelle e secondo me non ne vale la pena anche perché i risultati sono scarsi. Se dovesse uscire una cura risolutiva per questa malattia senza danneggiare la struttura cutanea bene, nel frattempo proteggete e curate la vostra pelle con vitiligine.
Voi cosa ne pensate? Quali terapie avete sperimentato? Raccontate la vostra esperienza nei commenti.